Anarchia

Contro il capitalismo, il consumismo e questo schifo di società.

È possibile vivere in un mondo senza dominio, senza sfruttamento, senza inquinamento e mercificazione? Per almeno due milioni di anni i nostri antenati primitivi hanno vissuto così, ed è solo con la comparsa dell’agricoltura che l’esistenza ha preso la via di una distruttività sempre più accelerata e dilagante. Infranta l’originaria unione con la Natura abbiamo sottomesso le terre (coltivazione), e poi gli animali (allevamento), e poi le donne (società patriarcale), e poi chiunque altro (schiavitù, lavoro dipendente, massificazione). Oggi siamo diventati gli anonimi ingranaggi della Megamacchina, funzionali unicamente alla sua espansione in ogni angolo del pianeta. Non contano più le persone, le relazioni, la vita genuina e autentica: contano solo i congegni elettronici, l’efficienza produttiva, la competizione, l’addestramento, la manipolazione. È la crisi del nostro mondo: un mondo sempre più artificiale e tossico nel quale uomini e donne repressi negli impulsi vitali, distanziati dalla capacità di fare da soli e resi dipendenti dai rimedi della tecno-industria, sopravvivono drogati dai diversivi senza più alcuna gioia di vivere. Non sorridiamo più, non ci illuminiamo più, siamo ogni giorno più tristi, delusi, spaventati, avvelenati, stressati, oberati.

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Negli ultimi anni l’uso delle telecamere e della video sorveglianza per monitorare spazi pubblici e privati è venuto fuori a livelli mai visti prima, aiutando la nascita di un unico stato mondiale che meticolosamente controlla gli aspetti della vita politica e sociale attraverso il potere di un perfezionato sistema di repressione tecnologica.

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Questo breve scritto si può usare in molte forme. All’autore gliene piacerebbe una in particolare: chi ha iniziato a leggerlo potrebbe scegliere una delle cose che lo opprimono ogni giorno e usare questa carta come miccia per incendiarla. Se questo non è il momento migliore allora si aspetterà leggendolo, semmai, di quando in quando. Ciò che è scritto vuole essere un attacco ai pregiudizi ereditati dalla società capitalista su ciò che sono il vandalismo, le sommosse, i saccheggi, eccetera. Ha l’intento di abbattere i muri che ci impediscono di fare ciò che ci diverte, ciò che vogliamo: attaccare il nemico dove più gli duole.

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